raffaele pezzuti (last) interiors

30 aprile – 22 maggio 2010

Nel 1994 Raffaele Pezzuti si diploma a pieni voti all’Accademia di Belle Arti di Napoli. La sua idea è quella di vivere facendo l’unica cosa che ama veramente: dipingere. Inizia così per lui, come per tanti altri giovani che escono dall’Accademia, la difficile via per trasformare la sua passione in un lavoro. Da una parte i primi contatti con le gallerie, collezionisti e critici, dall’altra il compito, forse ancora più arduo, di portare a maturazione il proprio linguaggio pittorico. A ventisette anni si trasferisce a Milano e la sua vita, se possibile, si fa ancora più dura. Lavorare di giorno e dipingere di notte, ma Raffaele è tenace e motivato, oltre che bravo.

Nel 2002 incontra il suo grande amore. Il matrimonio, l’attesa di un bambino, una nuova vena di energia nei suoi quadri e, finalmente, i primi riscontri positivi dall’esigente e selettivo ambiente delle gallerie milanesi. A trent’anni sembra arrivata la fine del tunnel, ma a questo punto avviene l’impensabile. Il suocero, in acuta crisi depressiva e senza alcuna ragione, lo uccide con sei colpi di pistola per poi suicidarsi a sua volta.

Questa storia, che lascia senza fiato per la sua assurdità e crudeltà, ci consegna il compito di mostrare e condividere il frutto finale, per molti versi ancora acerbo ma anche molto succoso, di una breve vita tutta dedicata alla pittura. I dipinti qui esposti sono scelti tra quelli realizzati negli ultimi tre anni. Una serie di ritratti e di nudi di grande intensità, con evidenti qualità sul piano pittorico, e una serie notturna e malinconica, tutta giocata sulle tonalità del blu e su inquadrature dall’alto, che mimano quelle di una telecamera nascosta.

Siamo sicuri che Raffaele sarebbe contento di questa mostra, che non vuole avere alcuna finalità di “valorizzazione”, ma semplicemente essere un omaggio alla sua tenacia e alle sue qualità di artista. Del resto in uno dei suoi ultimi appunti si legge: “…forse quello che ho cercato di combattere sarà testimoniato da qualcuno che, nella comprensione più profonda di quelle malformazioni dipinte, saprà che sono il frutto di un uomo che ha lasciato la sua testimonianza sulla condizione umana del suo tempo.”


Mostra e catalogo a cura di Marco Di Capua, Valerio Rivosecchi, con le testimonianze di Gianni Pisani, Raffaele Canoro, Jaqueline Ceresoli, Nico Pirozzi; nota biografica Sara Ravezzi; allestimento e video a cura del corso di Scenografia di Tonino Di Ronza, con Teresa Farina, Antonio Genovese, Francesco Sorrentino, Giacomo Sorrentino, Anna Verde; fotografie dei dipinti Fabio Donato, Vincenzo Ametista; progetto grafico Vincenzo Bergamene; ufficio stampa Paola De Ciuceis